Nella nostra vita viviamo momenti in cui sentiamo che la relazione con gli altri è insoddisfacente, che qualcosa nella natura dei nostri rapporti ha bisogno di un cambiamento. Attuare questo cambiamento ci risulta difficile e ci fa sentire bloccati.
Abbiamo paura di cambiare anche un singolo pezzo della realtà intorno a noi.
Il ponte delle relazioni con gli altri sono i comportamenti.
I comportamenti che assumiamo ci differenziano dagli altri, ci danno un'identità, e rappresentano l'espressione del nostro mondo interno, fatto di emozioni, di desideri, di intenzioni e di pensieri.
Le nostre azioni a volte generano sofferenza e malessere in modo ripetitivo e per molto tempo in noi per primi, e poi nelle persone che ci stanno accanto ansia, paura, dolore, rabbia, invidia diventano emozioni insopportabili che trovano spazio solamente attraverso comportamenti distruttivi.
Progressivamente la nostra vita perde di qualità, l'entusiasmo diventa più flebile e cominciamo a fare fatica nello svolgere le azioni che contraddistinguono la nostra realtà quotidiana: lo studio, il lavoro, il rapporto di coppia, quello con la famiglia, con gli amici.
Tali fasi della vita vengono percepite come momenti di crisi personali

Come e perché intraprendere un percorso di terapia

Un percorso personale di terapia ha inizio dentro di sé con la richiesta di aiuto ad una persona specializzata attraverso un primo appuntamento, durante il quale è possibile confrontarsi sulla propria problematica.
Una fase di crisi è voce di una perdita di equilibrio del proprio modo di stare nel mondo: questo non vuol dire che l'equilibrio era sbagliato o che non andava bene, bensì che esso non è più funzionale a dare voce a quei desideri ed a quelle istanze che sono emerse dentro di noi.
Questo accade perché la nostra vita, il nostro esserci nel mondo, è in continuo cambiamento e chiede di trovare forme d'espressione nuove e soddisfacenti.
La terapia della Gestalt è uno strumento che dà la possibilità di ascoltare e riconoscere i nostri bisogni e desideri profondi e di trovare con l'esperienza forme comportamentali che siano espressione soddisfacente di tali istanze.
Detto in altre parole, la Gestalt chiama contatto la posizione di ascolto e riconoscimento di ciò che si prova: cosa sento, cosa voglio, cosa faccio per ottenere quello che voglio e cosa provo adesso, che ho provato a fare quello che mi ero preposto di fare, si chiama ciclo del contatto ed è il cuore del processo di cambiamento in ottica gestaltica.


giovedì 4 aprile 2013

La Riflessologia Plantare


La Riflesologia Plantare è una disciplina di massaggio che ha i suoi albori in America agli inizi del 900 grazie al lavoro di William Fitzgerald, un medico otorinolaringoiata. Egli si accorse che alcuni suoi pazienti avevano significativi miglioramenti nelle loro patologie dopo aver fatto delle compressioni su altre parti del corpo, come mani, ginocchia, gomiti e in particolar modo i piedi.
Egli così delineo una prima mappa del corpo umano, diviso in 10 zone perpendicolari dalle mani alla testa, ai piedi, di cui 5 erano sul lato sinistro e 5 sul lato destro.

Dopo la divulgazione dei suoi studi, altri medici approfondirono e svilupparono tale tecnica, ottenendo risultati incoraggianti anche per altre patologie. Fu così, che intorno agli anni 30, nacque la Riflessologia Plantare, che grazie sia alla sua capacità di lettura di stato di benessere della persona, sia alla sua capacità terapeutica è considerata come una via o arte del benessere.
Ci sono varie teorie sul perché la Riflessologia riesca ad avere dei risultati: una di queste afferma che nei piedi e nelle mani vi è un numero maggiore di innervazioni e che il massaggio dei punti che risultano più dolorosi aiutino il corpo ad alleviare il dolore e la sofferenza delle parti del corpo o degli oragni ad esse connesse; un'altra parte dalla considerazione che il massaggio del piede aiuti il cervello, ed in particolare e ghiandole dell'ipofisi e dell'ipotalamo, a secernere la quantità di endorfine necessarie ad allievare il dolore prodotto dalle pressioni sui punti dolenti, generando così un beneficio anche per tutto il resto del corpo; ancora altre puntano l'attenzione sul miglioramento della circolazione linfatica e sanguigna; infine altre sullo stato di benessere che il rilassamento che il massaggio sul piede produce, come ponte per indurre un cambiamento per via psicologica.
Tutte queste teorie spiegano solo in parte il motivo della capacità terapeutica di tale disciplina.
Una spiegazione più profonda viene dalla teoria del modello olografico una della principali basi scientifico-filosofiche della nuova scienza olistica e del paradigma olistico.
Essa afferma che ogni singola parte del corpo contiene in sé l'informazione del tutto e che l'informazione si rifletta olograficamente su di esso. Questa potenzialità si estesnde ad un sistema molto piccolo come il microcosmo cellula, infatti ogni cellula conserva in sé una copia identica di dna, ad un sistema infinitamente più grande come il macrocosmo universo.
I piedi, così come le mani diventono così dei microsistemi del marcosistema corpo, attraverso i quali è possibile accedere, per via riflessa, a tutto il corpo. La stessa teoria spiega molto bene come il funzionamento di altre discipline come l'auricoloterapia, dove si accede tramite il mircosistema orecchio, o l'iridologia, dove in questo caso si osserva e si lavora sull'occhio.
I piedi allora, così come altre parti del corpo, diventano delle porte di accesso preferenziali per l'intero corpo.
Guardiamo allora più da vicino il microsistema piede.
Morfologicamente le dita rappresentano la parte alta del corpo: in particolare l'alluce rappresenta la testa, mentre le altre dita rappresentano le funzioni psicosomatiche principali. L'articolazione falange, falagina dell'alluce, quindi rappresenterà ad esempio l'articolazione della testa con il collo. La parte centrale del piede, quella compresa tra i metatarsi comprende la parte centrale del corpo. Il tallone, le ossa del tarso, i cuneiformi fino alla caviglia, di conseguenza saranno il bacino e la parte bassa dell'addome: in particolare ad esempio il malleolo esterno rappresenterà l'articolazione dell'anca omolaterale.


Il percorso di riflessologia plantare parte da una lettura del piede della persona. La lettura del piede parte dall'inclinazione dell'asse dei piedi e successivamente dall'analisi dei segni presenti. I calli, le rughe e le fossette, i rigonfiamenti e gli edemi, il calore, il colore, la movimentazione delle articolazioni e delle dita, aiutano a costruire la mappa per comprendere come e da dove è iniziato lo squilibrio e la sofferenza nella persona. I punti riflessi dolenti guidano il percorso verso il benessere e la risoluzione dei sintomi che la persona riporta.
Ciascun lavoro ha direzioni non conoscibili inizialmente, poiché pur partendo da medesimi sintomi , come ad esempio può essere una mal di testa, la genesi di questo è da ritrovare nel piede e nella storia della persona.
Tale direzione di lavoro non è certo nuova in chiave olistica, la quale non è interessata ai sintomi bensì alla storia e al modo di vivere la malattia dalla persona. In altre parole l'attenzione è rivolta alla cura delle persone e non alla soppressione dei suoi sintomi.
Senza voler entrare nello specifico, creando cioè un prontuario dei sintomi curabili con la Riflessologia, è più oppurtuno dire che il lavoro sul piede è centrato sull'aiutare la persona a ritrovare il proprio equilibrio. Tale stato è la base comune delle discipline olistiche per la cura di ciascun tipo di problematica che può insorgere in una persona.
Uno dei primi risultati che si possono ottenere è un effetto detossicante del corpo. Avviene non di rado, infatti, che successivamente ad un massaggio una persona possa avere dei disturbi gastro intestinali, una sudurazione eccessiva, un amuento della minzione ed anche talvolta un aumento della temperatura corporea, una notte insonne o condizionata da vividi sogni.
Tale disturbi, che solitamente non vanno oltre le 24 ore seguenti al massaggio, sono il segno che il massaggio ha indotto una rottura delle tossine presenti con seguente attivazione del corpo, che seguendo le sue vie naturali provvede all'eliminazione delle stesse. Due o tre giorni seguenti il massaggio, soprattutto se preceduti da questi episodi di eliminazione di tossine, si ha la percezione di un nuovo stato di benessere ed un allieviamento dei propri sintomi.

x maggiori info: 
www.terapiagestalt.it

lunedì 13 febbraio 2012

Iniziare un percorso di psicoterapia?

Dice Erv Polster: "Il paziente non viene in terapia soltanto per risolvere una certa gamma di problemi ben documentati, ma anche per recuperare la propria capacità di lasciarsi affascinare, e per imparare ad esercitarla."
Il tema della fascinazione è centrale in un percorso di terapia. Quando penso a cosa rappresenti per me il benessere e cosa significhi promuoverlo mi vengono in mente gli occhi e l'espressione di un volto di un bambino: la vitalità delle espressioni, l'entusiamso e la luce che emana dagli occhi è un esperienza così attraente da guardare che genera benessere.
A pensarci bene, tutti siamo stati bambini ed è quindi logico supporre che tutti abbiamo avuto quella forza magnetica di vedere e fare cose interessanti per noi e per gli altri.
Esiste una grande documentazione psicologica su come l'educazione, la società, il rapporto con i propri genitori, gli eventuali traumi accaduti, abbiano avuto un ruolo nella costante perdita di energia vitale di cui eravamo protagonisti. Le terapie centrate sul corpo hanno messo in luce la corrispondenza fra le tensioni muscolari, la profondità del respiro etc., ed alcune esperienze traumatiche del passato.
Alla luce di tutto questo considero riduttivo un approccio che si occupi di sintomi, ad esempio ansia, attacchi di panico, depressioni, disturbi alimentari etc. senza considerare la vita della persona nella sua totatlità.
Certamente la sofferenza, ovvero il sintomo che inizia a pungere all'interno della nostra giornata, è la molla che spinge a chiedere aiuto ad uno specialista, nel tentativo di risolvere il malessere. Tuttavia questo disagio altro non è che una piccola punta di un iceberg visibile. Al di sotto del livello dell'acqua vi è la parte più cospicua e interessante di tutto l'iceberg.
È a partire da questo momento che il tema della fascinazione diventa fondamentale. Tutto l'iceberg è metafora della storia di una persona, delle esperienze vissute, delle emozioni coinvolte, delle immagini guida personali che ognuno ha di sé, dei desideri da realizzare e di tutto il caos informe come potenzialità massima per il proprio cammino.
"Andare alla ricerca di nuove dimensioni dell'esistenza, dice sempre Polster, è una esperienza talmente affascinate da dare alla testa; e questo non vale solo per il paziente, ma anche per lo psicoterapeuta."

Questa ricerca è possibile portarla avanti solamente in due. Il filosofo Martin Buber nel "Principio Dialogico, Io e Tu" mostra in maniera chiara come le parole di Io, Tu od esso (inteso come oggetto) acquistino senso solamente quando considerate come coppia relazionale, e non ciascuna singolarmente. Da sempre qualsiasi tradizione di ricerca ed evoluzione personale, come lo scimanesimo, lo yoga, il buddismo etc., non possono prescindere dalla presenza di un'altra persona.

Da sempre abbiamo bisogno di un altro per vedere noi stessi.
Proprio come avere due occhi dà profondità alla visione, essere riconosciuti dagli altri conferisce una nuova dimensione all'esistenza individuale.
L'altro può essere chiamato in vari modi, maestro, guida, terapeuta, insegnante, capo, etc., e la sua funzione è quella di guidare all'interno di processi che conosce maggiormente la persona che desideri intraprendere tale viaggio personale.
Il movimento o processo che una terapia aiuta a fare è quello di imparare a guardare dentro il proprio mondo interno per uscire fuori con azioni cariche di entusiamo, ricche di contenuti e con una direzione o scopo consapevole.
Uno strumento fondamentale della terapia della Gestalt è il contatto. Stare in contatto con un'altra persona alla ricerca di benessere porta alla rottura dei comportamenti automatici e alla scoperta di nuove possibilità creative. Ne segue inevitabilmente la scoperta che l'importante è cosa avviene, con chi avviene, come avviene, cosa si prova riguardo a ciò che sta avvenendo e, soprattutto, quali sono le conseguenze di ciò che sta avvendendo nel presente.
La piscoterapia della Gestalt ad indirizzo fenomenologico esistenziale ha ha introdotto all'here and now, il qui ed ora, innovazione importante delle terapie umanistiche (e della prima Gestalt Therapy di Fritz Perls), il now for next (ora in funzione del dopo) portando l'attenzione ad una funzione fondamentale dell'uomo, ovvero l'intenzionalità organismica.
Il concetto del qui ed ora è stato una vera e propria rivoluzione che ha permesso di rompere ed evolvere dagli approcci centrati sull'interpretazione simbolica e volti alla riscoperta del passato, portando in questo ambito nuova freschezza e possibilità terapeutiche; tuttavia nella sua evoluzione è stato anche oggetto di equivoci che hanno portato tale concetto alla reificazione prigioniera del presente da una parte ed alla glorificazione della mera "espressione dei sentimenti" fine a stessa. L'evoluzione del concetto in "ora in funzione del dopo" restituisce alla esperienza della persona il movimento insito in ogni espressione che avviene nel presente e va verso il futuro, e l'interesse per la ricerca di conspevolezza della intenzione che guida e dà energia all'azione.

Un percorso di psicoterapia richiede di porsi in una posizione di ascolto profondo e creativo, con una importante dose di impegno, di responsabiltà e non di meno di sensibiltà: Jung stesso affermava che "Maneggiare il materiale psichico richiede il massimo tatto e una sensibilità prossima a quella degli artisti". Di più, assumere il fascino della propria storia personale è un compito che richiede anche il coraggio di mettersi in discussione, elementi questi che non appartegono a tutte le persone che soffrono o che stanno male, infatti: la psicoterapia non è per tutti.

martedì 5 aprile 2011

Psicoterapia a costi sociali

per maggiori informazioni riguardo al progetto Hermes, psicoterapia e consulenza psicologica a costi sociali visita il sito http://www.progettohermesfirenze.blogspot.com/


venerdì 11 febbraio 2011

Enneagramma e psicoterapia della Gestalt

L'Enneagramma rappresenta il più antico strumento di conoscenza delle varie tipologie della personalità. Nato dalle antiche tradizioni orali dell'Asia è stato reintrodotto nel mondo occidentale da Gurdjieff intorno agli anni 20' e la sua forma attuale di maggiore utilizzo deriva dal lavoro di Oscar Ichazo e Caludio Naranjo.
L'Enneagramma descrive nove tipologie di personalità mettendo in evidenza, per ciascuna di esse la base emozionale, la struttura cognitiva (cioè la tipologia di pensieri che affollano la mente di una persona), l'alterazione causata da una specifica passione (ovvero la passione che porta la persona ad assumere comportamenti ripetitivi e rigidi) e la specifica virtù (ovvero quei comportamenti che aiutano la persona a liberarsi dal proprio carattere).



L'Enneagramma è uno strumento che presenta molte affinità di utilizzo con la psicoterapia della Gestalt.

La descrizione del carattere, infatti, è rivolta a mettere in evidenza come una persona si muove all'interno del proprio ambiente. L'intenzione, detto in altre parole, e tesa a descrivere come il carattere influenza, con la sua rigidità, il modo di stare in relazione con l'altro. In secondo luogo afferma che ciascuna persona ha un particolare carattere, e quindi, anche il terapeuta stesso ha un carattere. Non si tratta, perciò, di un sistema che tende a classificare le persone ed a dividerle in sane e malate, bensì di uno strumento che pone tutte le persone allo stesso livello, ovvero ognuna avente una particolare alterazione caratteriale.

Una seconda affinità con la psicoterapia della Gestalt è l'individuazione di una base emozionale che sorregge tutta la struttura caratteriale. Le tre emozioni primarie, che dividono le nove tipologie in tre gruppi, sono il risentimento, la diffidenza e la disillusione. L'attenzione costante all'interno di un percorso terapeutico sul sentire, ovvero su cosa una persona sta provando nello stare in relazione con il terapeuta e nel mentre esprime sé stesso, porta alla luce chiaramente la tonalità emotiva di base della propria struttura caratteriale.
Ancora, la proposta di una virtù come direzione per riuscire a liberarsi dal proprio carattere centra l'azione terapeutica, ovvero ciò che aiuta la persona a migliorare la qualità della propria vita, sul fare. Per la psicoterapia della Gestalt il cambiamento ed il benessere di una persona non avvengono fermandosi a capire cosa sta accadendo, bensì trovando e sperimentando nuove modalità e nuovi comportamenti per stare in relazione con gli altri.

Infine, ed è probabilmente la più sottile e profonda affinità fra l'Enneagramma e la psicoterapia della Gestalt, entrambi questi due strumenti vedono nella fluidità la chiave del cambiamento. Il carattere, infatti, viene descritto come una struttura cristallizzata che risponde con comportamenti rigidi e ripetitivi all'ambiente circostante. La psicoterapia della Gestalt promuove nella sua azione terapeutica l'esperienza della creatività come modalità di uscita dalle proprie problematiche.
Dietro vi è la consapevolezza che tutti sono creativi, ma che molti hanno smesso di esercitarsi ad esserlo.

L'Esperienza del sogno

E' mia esperienza abituale parlare e sentire parlare del sogno come di una attività emozionante e coinvolgente. A volte, però, non è così, incontro delle persone che non trovano interessante il sognare. Dentro di me dico che è un peccato, allo stesso modo di quando sento dire ad alcuni che non gli piace leggere, o andare al cinema oppure al teatro. Mi dico che è un peccato rinunciare a delle esperienze che danno la possibilità di aprire altro da sé. Sognare. Già la parola stessa dà un po' di freschezza. Immaginare una vita senza sogni, desideri, una illusione di un futuro buono per noi stessi, chiude il campo dell'esistenza dentro una morsa al limite della sopportazione.

Aprendo un piccola digressione, mi torna in mente le non poche difficoltà che ho incontrato a integrare la capacità di sognare, di illudersi nel senso ampio del suo significato, e la posizione esistenziale che la Gestalt propone, il qui e ora. In questo momento mi chiedevo, come è possibile illudersi di un futuro senza perdersi dalla dimensione del presente. Sono stato confuso e ho affrontato il tema con rifiuto, fino a quando non ne ho fatto esperienza.

Quando appoggiamo l'illusione nel momento che stiamo vivendo, ovvero nel qui ed ora, avvertiamo l'emergere di una sensazione calda che dà energia; è come se immettessimo benzina nel serbatoio di una automobile. L'illusione diventa desiderio. Quando il desiderio viene incanalato in piccole azioni progettuali che tirano verso la realizzazione del proprio sogno, in modo analogo a quando il motore entra in contatto con la benzina, avvertiamo come la vita inizi a muoversi e ad attraversare le giornate in modo pieno e soddisfacente. L'illusione-desiderio crea la tensione che dà la motivazione, la forza e l'entusiasmo per fare le piccole scelte funzionali di ogni giorno.

Quando spostiamo le nostre illusioni nel futuro o nel passato ci aspettiamo che i nostri desideri o sogni si realizzino senza fare niente e incolpiamo il mondo quando questo non avviene. La nostra vita ed il nostro orizzonte esistenziale si dirige pericolosamente verso frustrazioni e malessere, inquinando non poco la nostra qualità di vita.

Ma torniamo ai sogni, quelli che comunemente facciamo di notte mentre dormiamo. Questi in psicoterapia della Gestalt sono considerati delle esperienze analoghe a quelle che facciamo da svegli, con la differenza che i sogni non sono vincolati al nostro abituale senso di realtà. Da questo punto di vista i sogni non portano né nascondono alcuna verità segreta e al loro interno non vi è da scoprire o da capire qualcosa: non si racconta un sogno per capirne il significato nascosto o per provare a fare previsioni sul futuro. Detto in altre parole il sogno non è un oggetto scomponibile in pezzi da analizzare con occhio sapiente, bensì è una esperienza che può essere stata piacevole o spiacevole. L'attività del sognare ci permette di raccontare attraverso delle storie la nostra vita nel suo dipanarsi all'interno delle più svariate situazioni. Il sognare è una nostra attività narrativa, attraverso la quale noi ci parliamo e ci raccontiamo cosa desideriamo, quali sono le nostre paure, i nostri dolori e le nostre gioie. All'interno di un sogno noi viviamo delle esperienze piene ed emozionanti con tutto il nostro essere presente. Si apre un teatro dove iniziano a porsi in scena tutte le nostre parti interne. Osservando e ascoltando questo teatro si può vedere la qualità delle relazioni tra le nostre parti interne e, dall'interno, trasformare le interazioni fra queste qualora non le ritenessimo funzionali né interessanti.

Una fra le più belle restituzioni che le persone mi hanno dato talvolta durante il loro percorso è quella di essersi accorti con meraviglia di essere tornati a sognare di notte.

Ecco! mi dico, abbiamo trovato la benzina.

giovedì 22 aprile 2010


Le Dee - Miti e modelli psicologici del femminile

Conduce dott.ssa Barbara Pesenti, psicoterapeuta

ore 21:00 - 23:00

presso la Associazione Lo Pan
Via Pisana 242R/A, Firenze

giovedì 8 aprile 2010

MIP 2010

Colloqui ed iniziative gratuite di informazione Psicologica:
Per maggiori informazioni clicca su http://www.psicologimip.it/