Nella nostra vita viviamo momenti in cui sentiamo che la relazione con gli altri è insoddisfacente, che qualcosa nella natura dei nostri rapporti ha bisogno di un cambiamento. Attuare questo cambiamento ci risulta difficile e ci fa sentire bloccati.
Abbiamo paura di cambiare anche un singolo pezzo della realtà intorno a noi.
Il ponte delle relazioni con gli altri sono i comportamenti.
I comportamenti che assumiamo ci differenziano dagli altri, ci danno un'identità, e rappresentano l'espressione del nostro mondo interno, fatto di emozioni, di desideri, di intenzioni e di pensieri.
Le nostre azioni a volte generano sofferenza e malessere in modo ripetitivo e per molto tempo in noi per primi, e poi nelle persone che ci stanno accanto ansia, paura, dolore, rabbia, invidia diventano emozioni insopportabili che trovano spazio solamente attraverso comportamenti distruttivi.
Progressivamente la nostra vita perde di qualità, l'entusiasmo diventa più flebile e cominciamo a fare fatica nello svolgere le azioni che contraddistinguono la nostra realtà quotidiana: lo studio, il lavoro, il rapporto di coppia, quello con la famiglia, con gli amici.
Tali fasi della vita vengono percepite come momenti di crisi personali

Come e perché intraprendere un percorso di terapia

Un percorso personale di terapia ha inizio dentro di sé con la richiesta di aiuto ad una persona specializzata attraverso un primo appuntamento, durante il quale è possibile confrontarsi sulla propria problematica.
Una fase di crisi è voce di una perdita di equilibrio del proprio modo di stare nel mondo: questo non vuol dire che l'equilibrio era sbagliato o che non andava bene, bensì che esso non è più funzionale a dare voce a quei desideri ed a quelle istanze che sono emerse dentro di noi.
Questo accade perché la nostra vita, il nostro esserci nel mondo, è in continuo cambiamento e chiede di trovare forme d'espressione nuove e soddisfacenti.
La terapia della Gestalt è uno strumento che dà la possibilità di ascoltare e riconoscere i nostri bisogni e desideri profondi e di trovare con l'esperienza forme comportamentali che siano espressione soddisfacente di tali istanze.
Detto in altre parole, la Gestalt chiama contatto la posizione di ascolto e riconoscimento di ciò che si prova: cosa sento, cosa voglio, cosa faccio per ottenere quello che voglio e cosa provo adesso, che ho provato a fare quello che mi ero preposto di fare, si chiama ciclo del contatto ed è il cuore del processo di cambiamento in ottica gestaltica.


giovedì 22 aprile 2010


Le Dee - Miti e modelli psicologici del femminile

Conduce dott.ssa Barbara Pesenti, psicoterapeuta

ore 21:00 - 23:00

presso la Associazione Lo Pan
Via Pisana 242R/A, Firenze

giovedì 8 aprile 2010

MIP 2010

Colloqui ed iniziative gratuite di informazione Psicologica:
Per maggiori informazioni clicca su http://www.psicologimip.it/




martedì 23 marzo 2010

L'esperienza del sogno - Martedì 6 Aprile 2010


Sognare è una esperienza meravigliosa e imprescindibile dell'uomo.
Arricchire questa esperienza con un lavoro personale permette di ampliare il senso della propria vita e di porre le basi per la costruzione di nuovi progetti.

La serata si propone di permettere ai partecipanti di fare esperienza a partire dai propri sogni.


La partecipazione è gratuita, la prenotazione obbligatoria


Martedì 6 Aprile 2010, dalle ore 21:00 alle ore 23:00
Presso la Associazione Culturale Lo Pan
Via Pisana 242R/A - Firenze

Condotto da:
Dott. Giovanni Bini, Psicologo, Psicoterapeuta


Per maggiori informazioni e prenotazioni
Giovanni Bini: 340 2261145
Lo Pan: 333 3287164
web: www.centrocontatto.org
mail: g.bini@centrocontatto.o

martedì 9 febbraio 2010

Martedì 16 Marzo 2010


Enneagramma
Origine ed evoluzione del carattere individuale

L’Enneagramma, antico mezzo di conoscenza di sè e di evoluzione spirituale,
riadattato da Claudio Naranjo,
è diventato oggi uno strumento importante per la comprensione e l’evoluzione
della personalità individuale

La serata si propone di introdurre il modello e di fare avvicinare i partecipanti
alla propria struttura caratteriale ed ai propri automatismi
attravesro alcune esperienze pratiche


La partecipazione è gratuita,
la prenotazione obbligatoria


Martedì 16 Marzo 2010, dalle ore 21:00 alle ore 23:00
Presso la Associazione Culturale Lo Pan
Via Pisana 242R/A - Firenze

Condotto da:
Dott. Giovanni Bini, Psicologo, Psicoterapeuta
Dott.ssa Barbara Pesenti, Psicologa, Psicoterapeuta

Per maggiori informazioni e prenotazioni
Giovanni Bini: 340 2261145
Barbara Pesenti: 339 7188681
Lo Pan: 333 3287164
web: www.centrocontatto.org
mail: info@centrocontatto.org


venerdì 8 gennaio 2010

Un approccio esperienziale

La psicoterapia della Gestalt è definita come un approccio esperienziale, ovvero di un metodo che basa la sua azione terapeutica sull’esperienza. Ma cosa significa e perché proporre un esperienziale?

Il metodo esperienziale riassume in sé i principi fondamentali della psicoterapia della Gestalt: il valore dell'adesso; il sentire come altra possibilità di conoscenza; la ricerca di significato a partire dal senso personale; la pariteticità del rapporto terapeutico.

Il valore dell'adesso, il qui ed ora, l'ascolto e l'osservazione consapevole di cosa sta accadendo dentro di me e cosa sta accadendo tra me e l'altro è il punto iniziale per programmare qualsiasi azione. La psicoterapia della Gestalt, figlia dell'esistenzialismo, considera il presente come unica realtà possibile. Anche azioni come ricordare eventi o immaginare situazioni future, come racconti di storie o di eventi accaduti in settimana, prendono forma e si esprimono esclusivamente nel presente. Restituire valore all'adesso permette alla persona di dare senso a quello che sta facendo, a vedere lo scopo di quello che sta esprimendo e a restituire alla propria esperienza la sua unicità.

L'esperienza porta a contatto con se stessi e con l'altro. Essere a contatto con se stessi e con l'altro non significa capire cosa sta succedendo, bensì vivere le proprie sensazioni e le proprie emozioni in relazione a ciò che sta succedendo. Il sentire, al contrario del pensare, restituisce alla persona il senso del tempo e del suo esserci nel mondo. Attraverso il contatto la realtà perde la sua ordinaria rappresentazione per caricarsi delle proprie ed altrui intenzioni. Essa perde la sua neutralità apparente e diventa territorio su cui muoversi alla ricerca della soddisfazione dei propri bisogni. Il pensare, cioè il voler capire, è riportato alla sua originaria funzione: essere strumento a servizio dell'esperienza del sentire. Questa esperienza porta a riconoscere cosa è piacevole e cosa è spiacevole di quello che sto vivendo, cosa sta creando sofferenza e disagio e cosa benessere e piacere.

Solitamente, quando una persona affronta una situazione nuova, rivolge quasi come un riflesso la sua attenzione alla ricerca del significato, al capire cosa succede o al capire velocemente cosa deve fare, a scapito del tempo necessario a portare ascolto a cosa le sta succedendo, a cosa sta provando ed a quello di cui ha bisogno.
Tale modalità coattiva soffoca e fa perdere il senso dell'esperienza in cui la persona si è imbattuta, riducendo questa ad una delle tante situazioni già vissute. Lentamente l'ambiente in cui vive diventa uno stereotipo e un film già visto. Le situazioni perdono d'interesse e la vitalità creativa diventa sempre più piatta e senza senso.

Il sentire restituendoci la conoscenza che deriva dall'esperienza apre alla ricerca delle risorse, sia interne che esterne, alla riformulazione della realtà che stiamo pensando come problematica, ed a trovare creativamente quelle azioni adatte a migliorare la situazione.

Ri-apprendere la capacità di sentire l'esperienza consente di iniziare nuovamente a ritrovare interesse verso gli altri e l'ambiente, e di ri-appropiarsi della propria capacità creativa alla ricerca di quello di cui abbiamo bisogno.

L'esperienza è un processo in continuo movimento.
Il cliente partecipa da pari con il terapeuta. Entrambi navigano sul proprio sentire e vanno alla ricerca di nuove possibilità soddisfacenti. Non vi è una posizione autoritaria, nella quale si dà diritto ad una persona, che si suppone sappia di più, di imporre le proprie interpretazioni e conoscenze su di un altra, che si suppone sappia di meno.
Questi pazientemente tessono insieme una tela allo scopo di costruire una relazione funzionale che apra al cliente, ma anche al terapeuta stesso, una strada verso una migliore qualità della propria vita.

martedì 5 gennaio 2010

Enneagramma. Carattere e evoluzione in psicoterapia della Gestalt

L’Enneagramma, antico mezzo di conoscenza di sè e di evoluzione spirituale, pare sia nato in Persia più di duemila anni fa, dove era usato come percorso iniziatico dai maestri Sufi.
É uno strumento di accrescimento di consapevolezza di se stessi:
aiuta a scoprire la propria unicità ed a cogliere le similitudini con le altre persone; aiuta a vedere gli atti e le inclinazioni automatiche di comportamento personali, le tendenze selettive del proprio modo di osservare e capire il mondo circostante; in altre parole, aiuta a riconoscere le dinamiche che condizionano la propria esistenza.
Che cosa è il carattere?
Ripercorrendo la storia della psicologia si può notare come, da sempre, chiunque abbia intrapreso un interesse nei confronti del comportamento dell’uomo abbia osservato come questo presenti, a seconda dell’autore, una centratura, una fissazione o una deformazione della propria personalità.
Prima su tutte è la teoria della Karen Horney, la quale aveva individuato tre tipi di carattere: quelli centrati sull’indipendenza, quelli centrati sul potere e quelli centrati sull’amore.
Altra posizione è quella di Heinz Kohut, il quale studiando i diversi tipi di transfert (e quindi indirettamente di carattere), ne definì tre fondamentali: il transfert speculare, il transfert idealizzante ed il transfert gemellare.
Tali osservazioni cliniche centrate sulle differenze di personalità assumono maggior importanza quando vengono individuate e proposte anche in ambito di ricerca sperimentale, come la teoria dell’Attaccamento di John Bowlby.
Egli, osservando all’interno di un setting sperimentale la relazione della diade madre/bambino, descrisse come possibili predittori dello sviluppo della personalità, tre differenti modalità d’attaccamento del bimbo nei confronti della propria madre: quello evitante, quello ambivalente e quello disorganizzato.
Nonostante questa breve introduzione, rimane ancora non risposta la domanda iniziale: che cosa è il carattere?
In effetti l'analisi è centrata sulle manifestazioni del carattere, sulle sue differenti funzioni, mentre rimane ancora da definire la sua natura.
Per provare ad avvicinarsi alla sua definizione può essere utile procedere tramite analogie e alcune metafore.
Una prima metafora interessante è quella di Jung: "il carattere è come una collana formata da tante perle unite da un unico filo".
Egli riteneva che la personalità si strutturasse dinamicamente tramite la reciproca cooperazione degli archetipi, i quali rappresentano i componenti di base attraverso i quali l’energia psichica si manifesta.
La sua metafora individua e pone ciascun archetipo all'interno di una perla e vede nel loro insieme, la formazione della collana, la relazione che intercorre fra essi.
L'armonia del carattere e il benessere della persona è in relazione all'armonia fra gli archetipi, mentre il disagio e la sofferenza psicologica dipendono da uno stato disarmonico fra gli archetipi.
Tornando alla metafora la disarmonia della collana si insatura quando una perla inizia ad assorbire più energia a scapito delle altre e, continuando in questo comportamento ipertrofico, provoca una scompensazione dell'insieme.
Altra metafora interessante è quella di Quattrini: "il carattere è come un governo che amministra una nazione."
Un governo repubblicano esercita il suo potere attraverso i ministeri: essi rappresentano le sue funzioni esecutive e dal lavoro di questi dipende il buon andamento della nazione.
Questa metafora vede il governo come all’io, i ministeri come alle funzioni dell’io e la nazione come all’organismo o sé.
L'armonia e il benessere della nazione è data dalla bontà democratica del proprio governo, mentre la sua sofferenza è data dalla presenza di uno governo dittatoriale istituito tramite un colpo di stato militare.
In uno stato dittatoriale tutte le informazioni in entrata, le risorse energetiche e quelle economiche vengono filtrate dalla attività di un solo ministero, quello militare, ed è dalla sola decisione di questo il modo in cui esse verranno messe a disposizione della nazione.
In questo modo può essere definito il carattere, come ad una istanza deputata alla gestione delle risorse personali ed affettive di una persona.
Dalla bontà e dall'armonia del carattere dipende il benessere o il malessere di una persona.
L'Enneagramma individua nove forme principali di alterazione del carattere.
Le tipologie di carattere differiscono fra di loro per la diversa modalità di gestione, controllo e manipolazione dei rapporti emotivo affettivi con gli altri ed il mondo.
Il carattere non è né qualcosa di buono né qualcosa di cattivo in sé. Esso svolge una funzione esistenziale fondamentale, la gestione del comportamento della persona all'interno del proprio ambiente.
La bontà del carattere di una persona consiste nella sua dinamicità e flessibilità, nella sua capacità di adattarsi al meglio che può in relazione ai differenti tipi di ambiente e di situazioni, come quelli inerenti al lavoro, quelli legati all'amore e quelli relativi al piacere e al divertimento.
Le alterazioni del carattere rendono l'adattamento rigido e difficoltoso, riducendo in questo modo le possibilità che una persona ha di scambiare in modo soddisfacente con gli altri ed il mondo.
Dalla costrizione e riduzione di uno scambio funzionale con gli altri nasce la sofferenza ed il disagio psicologico.
Il lavoro psicoterapeutico è teso all'aiutare la persona a focalizzare la propria alterazione caratteriale, all'aiutarla nella comprensione di come alcune modalità comportamentali non siano spontanee e arbitrarie, bensì modalità automatiche, rigide e ripetitive di gestione e controllo dell'affettività propria e degli altri.
Lo scopo del lavoro terapeutico centrato sul carattere non consiste nell’eliminare o nel cambiare questo, in quanto, semmai fosse possibile tale operazione, porterebbe ad un capovolgimento da un “colpo di stato” presente ad uno differente, oppure ad un tipo di modalità al posto di un’altra.
Il lavoro mira al rendere quanto più democratico e flessibile il proprio carattere, tanto da far riemergere il processo funzionale di comportamento che Fritz Perls chiamò “autoregolazione organismica”, ovvero la rinascita della propria saggezza interiore.