Nella nostra vita viviamo momenti in cui sentiamo che la relazione con gli altri è insoddisfacente, che qualcosa nella natura dei nostri rapporti ha bisogno di un cambiamento. Attuare questo cambiamento ci risulta difficile e ci fa sentire bloccati.
Abbiamo paura di cambiare anche un singolo pezzo della realtà intorno a noi.
Il ponte delle relazioni con gli altri sono i comportamenti.
I comportamenti che assumiamo ci differenziano dagli altri, ci danno un'identità, e rappresentano l'espressione del nostro mondo interno, fatto di emozioni, di desideri, di intenzioni e di pensieri.
Le nostre azioni a volte generano sofferenza e malessere in modo ripetitivo e per molto tempo in noi per primi, e poi nelle persone che ci stanno accanto ansia, paura, dolore, rabbia, invidia diventano emozioni insopportabili che trovano spazio solamente attraverso comportamenti distruttivi.
Progressivamente la nostra vita perde di qualità, l'entusiasmo diventa più flebile e cominciamo a fare fatica nello svolgere le azioni che contraddistinguono la nostra realtà quotidiana: lo studio, il lavoro, il rapporto di coppia, quello con la famiglia, con gli amici.
Tali fasi della vita vengono percepite come momenti di crisi personali

Come e perché intraprendere un percorso di terapia

Un percorso personale di terapia ha inizio dentro di sé con la richiesta di aiuto ad una persona specializzata attraverso un primo appuntamento, durante il quale è possibile confrontarsi sulla propria problematica.
Una fase di crisi è voce di una perdita di equilibrio del proprio modo di stare nel mondo: questo non vuol dire che l'equilibrio era sbagliato o che non andava bene, bensì che esso non è più funzionale a dare voce a quei desideri ed a quelle istanze che sono emerse dentro di noi.
Questo accade perché la nostra vita, il nostro esserci nel mondo, è in continuo cambiamento e chiede di trovare forme d'espressione nuove e soddisfacenti.
La terapia della Gestalt è uno strumento che dà la possibilità di ascoltare e riconoscere i nostri bisogni e desideri profondi e di trovare con l'esperienza forme comportamentali che siano espressione soddisfacente di tali istanze.
Detto in altre parole, la Gestalt chiama contatto la posizione di ascolto e riconoscimento di ciò che si prova: cosa sento, cosa voglio, cosa faccio per ottenere quello che voglio e cosa provo adesso, che ho provato a fare quello che mi ero preposto di fare, si chiama ciclo del contatto ed è il cuore del processo di cambiamento in ottica gestaltica.


venerdì 8 gennaio 2010

Un approccio esperienziale

La psicoterapia della Gestalt è definita come un approccio esperienziale, ovvero di un metodo che basa la sua azione terapeutica sull’esperienza. Ma cosa significa e perché proporre un esperienziale?

Il metodo esperienziale riassume in sé i principi fondamentali della psicoterapia della Gestalt: il valore dell'adesso; il sentire come altra possibilità di conoscenza; la ricerca di significato a partire dal senso personale; la pariteticità del rapporto terapeutico.

Il valore dell'adesso, il qui ed ora, l'ascolto e l'osservazione consapevole di cosa sta accadendo dentro di me e cosa sta accadendo tra me e l'altro è il punto iniziale per programmare qualsiasi azione. La psicoterapia della Gestalt, figlia dell'esistenzialismo, considera il presente come unica realtà possibile. Anche azioni come ricordare eventi o immaginare situazioni future, come racconti di storie o di eventi accaduti in settimana, prendono forma e si esprimono esclusivamente nel presente. Restituire valore all'adesso permette alla persona di dare senso a quello che sta facendo, a vedere lo scopo di quello che sta esprimendo e a restituire alla propria esperienza la sua unicità.

L'esperienza porta a contatto con se stessi e con l'altro. Essere a contatto con se stessi e con l'altro non significa capire cosa sta succedendo, bensì vivere le proprie sensazioni e le proprie emozioni in relazione a ciò che sta succedendo. Il sentire, al contrario del pensare, restituisce alla persona il senso del tempo e del suo esserci nel mondo. Attraverso il contatto la realtà perde la sua ordinaria rappresentazione per caricarsi delle proprie ed altrui intenzioni. Essa perde la sua neutralità apparente e diventa territorio su cui muoversi alla ricerca della soddisfazione dei propri bisogni. Il pensare, cioè il voler capire, è riportato alla sua originaria funzione: essere strumento a servizio dell'esperienza del sentire. Questa esperienza porta a riconoscere cosa è piacevole e cosa è spiacevole di quello che sto vivendo, cosa sta creando sofferenza e disagio e cosa benessere e piacere.

Solitamente, quando una persona affronta una situazione nuova, rivolge quasi come un riflesso la sua attenzione alla ricerca del significato, al capire cosa succede o al capire velocemente cosa deve fare, a scapito del tempo necessario a portare ascolto a cosa le sta succedendo, a cosa sta provando ed a quello di cui ha bisogno.
Tale modalità coattiva soffoca e fa perdere il senso dell'esperienza in cui la persona si è imbattuta, riducendo questa ad una delle tante situazioni già vissute. Lentamente l'ambiente in cui vive diventa uno stereotipo e un film già visto. Le situazioni perdono d'interesse e la vitalità creativa diventa sempre più piatta e senza senso.

Il sentire restituendoci la conoscenza che deriva dall'esperienza apre alla ricerca delle risorse, sia interne che esterne, alla riformulazione della realtà che stiamo pensando come problematica, ed a trovare creativamente quelle azioni adatte a migliorare la situazione.

Ri-apprendere la capacità di sentire l'esperienza consente di iniziare nuovamente a ritrovare interesse verso gli altri e l'ambiente, e di ri-appropiarsi della propria capacità creativa alla ricerca di quello di cui abbiamo bisogno.

L'esperienza è un processo in continuo movimento.
Il cliente partecipa da pari con il terapeuta. Entrambi navigano sul proprio sentire e vanno alla ricerca di nuove possibilità soddisfacenti. Non vi è una posizione autoritaria, nella quale si dà diritto ad una persona, che si suppone sappia di più, di imporre le proprie interpretazioni e conoscenze su di un altra, che si suppone sappia di meno.
Questi pazientemente tessono insieme una tela allo scopo di costruire una relazione funzionale che apra al cliente, ma anche al terapeuta stesso, una strada verso una migliore qualità della propria vita.