L’Enneagramma, antico mezzo di conoscenza di sè e di evoluzione spirituale, pare sia nato in Persia più di duemila anni fa, dove era usato come percorso iniziatico dai maestri Sufi.
É uno strumento di accrescimento di consapevolezza di se stessi:
aiuta a scoprire la propria unicità ed a cogliere le similitudini con le altre persone; aiuta a vedere gli atti e le inclinazioni automatiche di comportamento personali, le tendenze selettive del proprio modo di osservare e capire il mondo circostante; in altre parole, aiuta a riconoscere le dinamiche che condizionano la propria esistenza.
Che cosa è il carattere?
Ripercorrendo la storia della psicologia si può notare come, da sempre, chiunque abbia intrapreso un interesse nei confronti del comportamento dell’uomo abbia osservato come questo presenti, a seconda dell’autore, una centratura, una fissazione o una deformazione della propria personalità.
Prima su tutte è la teoria della Karen Horney, la quale aveva individuato tre tipi di carattere: quelli centrati sull’indipendenza, quelli centrati sul potere e quelli centrati sull’amore.
Altra posizione è quella di Heinz Kohut, il quale studiando i diversi tipi di transfert (e quindi indirettamente di carattere), ne definì tre fondamentali: il transfert speculare, il transfert idealizzante ed il transfert gemellare.
Tali osservazioni cliniche centrate sulle differenze di personalità assumono maggior importanza quando vengono individuate e proposte anche in ambito di ricerca sperimentale, come la teoria dell’Attaccamento di John Bowlby.
Egli, osservando all’interno di un setting sperimentale la relazione della diade madre/bambino, descrisse come possibili predittori dello sviluppo della personalità, tre differenti modalità d’attaccamento del bimbo nei confronti della propria madre: quello evitante, quello ambivalente e quello disorganizzato.
Nonostante questa breve introduzione, rimane ancora non risposta la domanda iniziale: che cosa è il carattere?
In effetti l'analisi è centrata sulle manifestazioni del carattere, sulle sue differenti funzioni, mentre rimane ancora da definire la sua natura.
Per provare ad avvicinarsi alla sua definizione può essere utile procedere tramite analogie e alcune metafore.
Una prima metafora interessante è quella di Jung: "il carattere è come una collana formata da tante perle unite da un unico filo".
Egli riteneva che la personalità si strutturasse dinamicamente tramite la reciproca cooperazione degli archetipi, i quali rappresentano i componenti di base attraverso i quali l’energia psichica si manifesta.
La sua metafora individua e pone ciascun archetipo all'interno di una perla e vede nel loro insieme, la formazione della collana, la relazione che intercorre fra essi.
L'armonia del carattere e il benessere della persona è in relazione all'armonia fra gli archetipi, mentre il disagio e la sofferenza psicologica dipendono da uno stato disarmonico fra gli archetipi.
Tornando alla metafora la disarmonia della collana si insatura quando una perla inizia ad assorbire più energia a scapito delle altre e, continuando in questo comportamento ipertrofico, provoca una scompensazione dell'insieme.
Altra metafora interessante è quella di Quattrini: "il carattere è come un governo che amministra una nazione."
Un governo repubblicano esercita il suo potere attraverso i ministeri: essi rappresentano le sue funzioni esecutive e dal lavoro di questi dipende il buon andamento della nazione.
Questa metafora vede il governo come all’io, i ministeri come alle funzioni dell’io e la nazione come all’organismo o sé.
L'armonia e il benessere della nazione è data dalla bontà democratica del proprio governo, mentre la sua sofferenza è data dalla presenza di uno governo dittatoriale istituito tramite un colpo di stato militare.
In uno stato dittatoriale tutte le informazioni in entrata, le risorse energetiche e quelle economiche vengono filtrate dalla attività di un solo ministero, quello militare, ed è dalla sola decisione di questo il modo in cui esse verranno messe a disposizione della nazione.
In questo modo può essere definito il carattere, come ad una istanza deputata alla gestione delle risorse personali ed affettive di una persona.
Dalla bontà e dall'armonia del carattere dipende il benessere o il malessere di una persona.
L'Enneagramma individua nove forme principali di alterazione del carattere.
Le tipologie di carattere differiscono fra di loro per la diversa modalità di gestione, controllo e manipolazione dei rapporti emotivo affettivi con gli altri ed il mondo.
Il carattere non è né qualcosa di buono né qualcosa di cattivo in sé. Esso svolge una funzione esistenziale fondamentale, la gestione del comportamento della persona all'interno del proprio ambiente.
La bontà del carattere di una persona consiste nella sua dinamicità e flessibilità, nella sua capacità di adattarsi al meglio che può in relazione ai differenti tipi di ambiente e di situazioni, come quelli inerenti al lavoro, quelli legati all'amore e quelli relativi al piacere e al divertimento.
Le alterazioni del carattere rendono l'adattamento rigido e difficoltoso, riducendo in questo modo le possibilità che una persona ha di scambiare in modo soddisfacente con gli altri ed il mondo.
Dalla costrizione e riduzione di uno scambio funzionale con gli altri nasce la sofferenza ed il disagio psicologico.
Il lavoro psicoterapeutico è teso all'aiutare la persona a focalizzare la propria alterazione caratteriale, all'aiutarla nella comprensione di come alcune modalità comportamentali non siano spontanee e arbitrarie, bensì modalità automatiche, rigide e ripetitive di gestione e controllo dell'affettività propria e degli altri.
Lo scopo del lavoro terapeutico centrato sul carattere non consiste nell’eliminare o nel cambiare questo, in quanto, semmai fosse possibile tale operazione, porterebbe ad un capovolgimento da un “colpo di stato” presente ad uno differente, oppure ad un tipo di modalità al posto di un’altra.
Il lavoro mira al rendere quanto più democratico e flessibile il proprio carattere, tanto da far riemergere il processo funzionale di comportamento che Fritz Perls chiamò “autoregolazione organismica”, ovvero la rinascita della propria saggezza interiore.